PEACE&LOVE: le massime del Dalai Lama a Palermo

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di Maria Mattina

Dalla pace interiore all’amore tra gli uomini, dalla compassione per i rifugiati al terrorismo, dal dominio cinese sul Tibet agli errori di George W. Bush. Non si è risparmiato il Dalai Lama, 82 anni, ospite a Palermo lunedì 18 settembre, prima in conferenza stampa all’hotel Borsa e poi al Teatro Massimo “sold out” per l’incontro “Educazione alla gioia”, una serie di manifestazioni in Europa che prendono spunto dal suo Il Libro della Gioia. Dialogo tra due Nobel per la Pace”, (con l’arcivescovo africano Desmond Tutu). Nel volume si approfondisce il tema della gioia come attitudine, un atteggiamento mentale che porta come conseguenza la mutazione del sentire degli esseri umani, dunque ad un cambiamento delle loro decisioni e azioni.

Il Dalai Lama è stato accolto dal sindaco di Palermo Leoluca Orlando, che già nel 1996 gli aveva consegnato la cittadinanza onoraria: questa volta il sindaco ha invitato “Sua Santità” a firmare il libro d’onore di Palermo e gli ha consegnato una medaglia della città. Al Dalai lama sono state pure conferite le cittadinanze onorarie dei Comuni di Ventimiglia di Sicilia e Isola delle Femmine.

Dalai Lama e il sindaco Leoluca Orlando @igor Petyx

Al termine della conferenza (organizzata dal Comune e da Barbera&Partners), il Dalai Lama ha lasciato la città alla volta della Toscana dopo aver ricevuto alcuni doni-simbolo: un Ficus religiosa, l’albero sacro per eccellenza per i buddisti, gianisti e induisti. L’albero, che non cresce nei nostri climi, è stato coltivato all’Università di Palermo: in occasione della vita del Dalai Lama, l’albero sarà interrato all’Orto Botanico di Palermo, divenendo così un forte segno per l’accoglienza e la convivenza di popoli differenti. Tra i doni anche l’olio della pace (dai Premiati Oleifici Barbera) che altro non è se non un olio purissimo tratto da 381 cultivar diverse; il pane della pace, impastato dai giovani migranti accolti alla Missione Speranza e Carità (che il Dalai Lama ha letteralmente addentato sul palcoscenico); un rosario in ametista di Angela Pintaldi (artista e creatrice di gioielli) e l’acqua benedetta del santuario di Santa Rosalia.

Ed ecco una serie di massime enunciate dal Dalai Lama nel corso dei due incontri e in risposta alle domande

LA PACE INTERIORE E LA COMPASSIONE. “La rabbia, la paura portano non solo all’odio ma rovinano anche il sistema immunitario, come dimostrano studi scientifici. Il nostro obiettivo deve essere allora coltivare e insegnare i valori della pace e della compassione. Siamo tutti figli di una madre e allattati da una madre. E’ dimostrato che un neonato ha bisogno di un contatto fisico con i genitori: cresce meglio se riceve affetto. Ciò vale anche per gli adulti.

La felicità infatti ha a che fare con pensieri interiori di pace e di preoccupazione per l’altro. I bambini nascono e crescono con questi valori comuni a tutta l’umanità, valori che però vengono poi cancellati dal sistema dell’istruzione occidentale che è materialista e mette in primo piano le cose. E anche la società è materialista, tende a cancellare tutto in modo che i valori spirituali restino dormienti.

Cosa possiamo fare noi? Con la nostra intelligenza riscoprire questi valori che attraversano tutte le religioni, sono antecendenti alle religioni. E’ giunto il momento di unire il buon cuore all’intelligenza e fare un passo avanti: capire che la maggior parte dei problemi nasce dall’egoismo degli uomini e delle nazioni. Siamo arrivati al punto che un uomo che uccide un altro uomo non fa più notizia. Sembra quasi normale…Fa più notizia un elefante o una tigre che uccidono un uomo. E in grande scala anche problemi come il riscaldamento globale e altri disastri naturali sono collegati a questo egoismo di base“.

@igor Petyx

 

I RIFUGIATI E LA SICILIA. “L’emergenza dei rifugiati è un buon esempio di tutto ciò. I siciliani hanno mostrato un grande cuore nell’accoglienza. Sin dall’inizio si sono preoccupati, hanno avuto compassione per gli altri. La Sicilia è una piccola terra ma proprio i piccoli hanno possibilità in questa situazione di dare un grande esempio. La Sicilia può mettersi alla testa di un grande coordinamento internazionale di ong, di volontari, di persone che vogliono affrontare il problema. Qui nell’Isola ho visto persone tranquille e gioiose, molto è migliorato rispetto alla mia ultima visita, c’è nella gente un’attitudine compassionevole.

E’ importante l’accoglienza, ma non dobbiamo dimenticare che l’obiettivo deve anche essere la pacificazione delle terre da dove scappano questi uomini. Aiutiamoli a ricostruire le loro città, in modo che chi vuole possa tornare indietro, non essere più un rifugiato. Nel frattempo chi accoglie deve anche fornire una istruzione ai rifugiati, soprattutto ai bambini. In modo che siano preparati dal punto di vista professionale e tecnologico per quando potranno tornare e ricostruire il loro Paese.

Io vivo in India come un rifugiato insieme a tanti altri. Il nostro sogno è poter tornare indietro nel Tibet e ricostruirlo nei suoi valori originari”.

IL TERRORISMO. “C’è una grande responsabilità dei media. Quando scrivete sui giornali “terrorismo islamico” si rischia di convincere la gente, i giovani, chi ha una mente semplice, che i musulmani sono tutti terroristi. Questo è un grande rischio: sono più di un miliardo! Ma non basta questo. Occorre che ci chiediamo perché alcuni musulmani, soprattutto giovani e giovanissimi, nutrono questa rabbia nei confronti dell’Occidente tanto da organizzare attentati e diventare kamikaze.

Dopo l’11 Settembre ho scritto a George W. Bush. Una persona che ho amato e rispettato, ma gli ho detto: attenzione a come reagirai all’attentato. Se si usa solo la violenza, se si risponde alla rabbia con la rabbia, non ne verrà fuori niente di buono. Gli ho detto: per ora hai un solo Bin Laden, rischi di averne dieci, cento, mille. Intendiamoci: togliere di mezzo il dittatore Saddam Hussein e portare la democrazia in Iraq era un buon progetto ma gli anni che sono passati hanno dimostrato che questa scelta era prematura e sbagliata, ha portato effetti disastrosi e ora siamo a questo punto.

Non ho problemi a dire che si sbaglia sempre quando popoli portano violenza su altri popoli. L’ho detto anche a quei buddisti che massacrano musulmani. Ho scritto: in questa situazione Budda, se fosse ancora al mondo, sarebbe al fianco dei fratelli musulmani”.

LE DIVERSE RELIGIONI

C’è chi prega Gesù Cristo, Allah o Budda per portare la pace del mondo. E io penso che Gesù Cristo, Allah o Budda risponderebbero: ma cosa chiedete? Sono io che ho portato la guerra nel mondo? Siete stati voi uomini! E allora: chi fa del male, non è più un religioso. Un vero musulmano non uccide. L’Islam, a leggere bene le loro scritture, è una religione dell’amore.

Ci sono tante religioni diverse e ognuna di esse era ed è necessaria per il popolo che la pratica. Ogni popolo ha bisogno di un messaggio diverso per il diverso periodo storico o per la diversa mentalità. C’è chi ha bisogno di Gesù e chi di Budda. E anche lo stesso Budda sembra che abbia detto cose diverse in posti e tempi diversi. A volte ci chiediamo: ma Budda era confuso? Ha voluto confondere i monaci? No, erano messaggi capaci di rivolgersi a diverse attitudini e adatti a diverse situazioni.

Pensiamo a un esempio semplice: la religione come un ristorante. Se questo ristorante cucina un solo cibo, nel giro di poco tempo tutti i clienti scapperebbero…Invece se trovano diversi cibi…! Ecco chi ha un solo cibo resta nel suo piccolo credo, non cresce, non trova valori comuni. E gli individui non trovano la felicità ma solo infelicità, quindi odio e rabbia per gli altri.

Mi hanno raccontato del vostro grande politico Enrico Berlinguer. Era comunista e la moglie era cattolica. Ogni domenica accompagnava la moglie in chiesa con la sua auto. Perché? Non ci credeva, ma la rispettava.

LA GEOPOLITICA INTERNAZIONALE.

Molte cose sono comunque cambiate in bene nel corso dei decenni. All’inizio del ‘900 si facevano tante guerre. Le Nazioni scendevano in guerra senza neanche chiedersi il perché. Un massacro dietro l’altro. Dopo la seconda guerra mondiale, si è fatta avanti una nuova consapeovlezza, il valore della pace. Nazioni che si erano fatte la guerra continuamente ora sono nell’Unione europea. Dirò di più: secondo me anche la Russia dovrebbe fare parte dell’Ue per avere ancora più peso politico ma soprattutto creare pace e prosperità per tutti. Sogno che il quartier generale della Nato venga insediato a Mosca: sarebbe un esempio per tutto il mondo. Sogno l’unità degli stati africani. Sogno l’unione del mondo e questo porterebbe inevitabilmente alla demilitarizzazione e alla denuclearizzazione. Sono solo sogni di un uomo di 82 anni? Mi rivolgo a chi ha venti anni: ecco voi avete la possibilità con i vostri sforzi di vedere un mondo dove ci sia più pace”.

Anche in America si è sviluppato questo pensiero sui conflitti: ricordiamo quanti erano contrari alla guerra del Vietnam. Ma dove ancora oggi dominano la rabbia e l’odio rischiamo situazioni molto serie. Pensiamo alla Corea del Nord. Un conflitto porterebbe alla reciproca distruzione”.

“Pensare di sopraffare altre nazioni è un modo di fare che appartiene al passato. Il bene di una comunità è connesso al bene della comunità vicina. Siamo tutti interconnessi, grazie anche a internet. Il XX secolo è stato il secolo delle guerre. Il XXI secolo sarà il secolo della lungimiranza e del dialogo”

FREE TIBET.

Dopo che qualcuno tra il pubblico del Massimo ha sventolato la bandiera tibetana, il Dalai Lama ha spiegato: “Ogni volta che nelle manifestazioni pubbliche viene tirata fuori la nostra bandiera, le ambasciate cinesi mandano note di protesta. Io posso dire di avere incontrato Mao Tse Tung. Mi ha chiesto se avessimo una nostra bandiera e mi ha detto che potevamo mantenerla. Ecco, ai cinesi oggi rispondo: sono autorizzato da Mao in persona ad avere quella bandiera”.

I cinesi mi accusano di essere un separatista. Ma ormai da molti anni abbiamo detto ufficialmente che il nostro obiettivo non è la separazione dalla Cina. Non cerchiamo l’indipendenza. Vogliamo il diritto di mantenere i nostri usi e costumi, si può sviluppare l’idea di una autonomia gestionale, di un federalismo con Pechino. Molte cose sono cambiate negli ultimi 40 anni anche in Cina. Ci sono oggi 400 milioni di buddisti in Cina, ma da questo punto di vista la nostra strada è ancora lunga e piena di sofferenze“.

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