IGP Pomodoro di Pachino: proprietà nutraceutiche e riutilizzo degli scarti della filiera produttiva

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Ha avuto luogo martedì 12 ottobre, presso il Castello Tafuri a Portopalo di Capo Passero (Siracusa), il workshop dal titolo Le proprietà nutraceutiche della IGP Pomodoro di Pachino, organizzato dal Consorzio di Tutela – e in parte finanziato grazie al sostegno del Ministero delle Politiche Agricole e Forestali – con il coinvolgimento di numerosi ricercatori e addetti ai lavori.
“Siamo molto orgogliosi di aver contribuito con questo evento a fare il punto sugli aspetti regolatori e sui benefici della nostra IGP – ha dichiarato il Presidente del Consorzio Sebastiano Fortunato – Un intenso pomeriggio di lavoro che ci ha permesso di trattare e analizzare un tema molto importante in un’ottica di sostenibilità ed economia circolare. Due principi fondamentali, e ormai imprescindibili, per prevenire la produzione di rifiuti e massimizzarne il recupero, il riutilizzo e il riciclo. Un sentito ringraziamento va alla squadra di professionisti che collaborano con il Consorzio, che ha consentito l’ottima riuscita dell’appuntamento, oltre che ai relatori presenti, molti dei quali provenienti dal pool di studiosi dell’Università di Catania”.
Al tavolo dei relatori anche il Responsabile Progettazione del Consorzio Salvatore Francavilla, che ha precisato: “Sono tante le strategie messe in atto dal nostro ente di tutela con lo scopo di incrementare la sostenibilità delle produzioni del Pomodoro di Pachino, ci troviamo di fronte all’opportunità di un adeguamento della configurazione della filiera dal punto di vista tecnico, agronomico e organizzativo”.
Primo a intervenire tra gli Ordinari dell’Università di Università di Catania – con cui l’ente di tutela ha recentemente avviato un’importante collaborazione – è stato il Prof. Rosario Pignatello, Direttore del Dipartimento di Scienze del Farmaco e della Salute, che ha spiegato come sia difficile trovare dei prodotti IGP che guardino al futuro e non al passato: “Il pomodoro di Pachino cerca di intercettare le grandi tendenze del momento nonostante sia già considerato un’eccellenza”.
A fargli eco con un’analisi tecnica anche il Prof. Cherubino Leonardi, Ordinario di Orticoltura
del Dipartimento di Agricoltura, Alimentazione e Ambiente dell’Università di Catania, mentre il Prof. Fabio Galvano -
Ordinario di Alimentazione e Nutrizione Umana
presso il Dipartimento di Scienze Biomediche e Biotecnologiche dell’Università di Catania – ha approfondito aspetti legati alle proprietà nutrizionali del Pomodoro di Pachino: “La valorizzazione del conosciuto pomodoro – ha spiegato – non può prescindere dall’identificazione di differenziali di qualità nutrizionale, che conferiscono un valore aggiunto rispetto al prodotto standard”.
A seguire la Prof.ssa Valeria Sorrenti, Associato di Biochimica
e Direttore del Dipartimento di Scienze del farmaco e della Salute dell’Università di Catania, ha invece analizzato le attività benefiche dei composti bioattivi presenti nel pomodoro. “La trasformazione dei pomodori porta a maggiori indici di biodisponibilità di licopene – ha commentato la Professoressa nell’ambito del suo intervento – In un’economia circolare è quindi di particolare rilievo la valutazione di un recupero di nutrienti e di molecole bioattive ottenuti da scarti delle filiere produttive, risorse per lo sviluppo di prodotti funzionali, da impiegare in vari settori produttivi, incluso quello della nutraceutica”.
Come generare nuovo reddito dagli scarti della lavorazione del Pomodoro di Pachino è invece stato il focus a cura di Paolo Rapisarda, Dirigente di Ricerca CREA, che ha specificato come la rigorosa selezione dei frutti generi uno scarto utilizzabile per la produzione di pasta, succo, salsa, purea e ketchup o altri derivati. “Occorre introdurre un nuovo segmento – ha puntualizzato Rapisarda – che preveda un uso razionale dei sottoprodotti da indirizzare all’industria alimentare cosmetica e farmaceutica, oltre che all’industria mangimistica, così come se ne possono prevedere anche applicazioni energetiche, tra cui la digestione anaerobica per la produzione di metano”.
Il pomeriggio di lavori, moderato dalla giornalista e scrittrice esperta di nutrizione Manuela Soressi, è poi proseguito con l’intervento a cura della Dottoressa Tiziana Pecora – specialista in Farmacologia ed esperta in Discipline Regolatorie – che ha fatto il punto sugli alimenti nutraceutici, funzionali e sugli integratori alimentari.
Il Dottor Sebastiano Barone – Tecnico del Consorzio di Tutela – ha invece approfondito le nuove frontiere per il Consorzio IGP Pomodoro di Pachino: dalla certificazione con il sistema SQNPI – che prevede l’adesione al Disciplinare di produzione integrata della Regione Sicilia – all’applicazione della Carbonfoot Print, fino alla tecnologia Blockchain.
Particolare interesse ha destato l’utilizzo del bombus terrestris liberato in serra per favorire l’impollinazione dei fiori e il divieto di effettuare coltivazioni fuori suolo, tecniche già previste nel disciplinare attualmente in uso, redatto più di vent’anni fa, a dimostrazione della sensibilità da sempre avuta nei confronti della sostenibilità.
“Per rafforzare la reputazione della IGP stiamo mettendo in atto non solo la completa tracciabilità del nostro sistema produttivo attraverso la Blockchain, ma anche i principi della sostenibilità attraverso un percorso di certificazione, la Carbonfoot Print – ha concluso il tecnico – Percorso facilitato dal basso impatto energetico e da una forte riduzione di CO2 degli apprestamenti serricoli dove viene prodotto il “nostro” Pomodoro”.
A concludere il workshop è stato il Direttore del Consorzio Salvatore Chiaramida, specificando come l’ente di tutela voglia inserire nel disciplinare di produzione sempre maggiori specifiche sulla sostenibilità, aspetto che ai consumatori interessa in particolar modo.

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