UNA GITA SULL’ETNA

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Quest’estate io e la mia famiglia abbiamo deciso di fare una gita sull’Etna. La maestosità del vulcano attivo più alto d’Europa è riconoscibile già da lontano, percorrendo l’autostrada verso Catania. Nelle belle giornate già all’altezza di Enna è possibile riconoscere la cima innevata e i fumaioli che escono dalle bocche.
Viste le temperature torride di agosto l’Etna, con i suoi 3340 metri, sembrava il posto più adatto per fuggire dalla calura.


Le aspettative non sono state deluse: lasciati i 42 gradi di Palermo, man mano che i tornanti per salire in quota si moltiplicavano, allo stesso modo e in maniera proporzionale si abbassava la temperatura esterna, fino ad arrivare alla meta…..15°!!!!
Siamo arrivati di pomeriggio e decidiamo di dormire al “Rifugio Sapienza”, ultimo avamposto a m. 1910 prima della funivia che porta fino a quota m.2504.  


Recentemente ristrutturato in stile alpino, l’albergo offre 24 camere, distribuite su due piani, dotate di tutti i comfort dei moderni hotel. Peccato che manchino le zanzariere alle finestre e che la connessione wi fi free non sia accessibile dalle camere ma solo dagli spazi comuni. Per il resto gradevole, pulito e confortevole.

Dalla stazione di arrivo della funivia, con mezzi 4×4 e con le guide alpine autorizzate, si prosegue ancora oltre, rispettando i limiti assegnati dalla Protezione civile giorno per giorno in modo da non esporsi ai pericoli di colate o esplosioni.


Il vulcano è continuamente monitorato e non sempre è possibile arrivare fino a quote molto più alte.
La sera mangiamo al ristorante-pizzeria del Rifugio, dove prendiamo delle buone pizze, grandi e ben condite. Notiamo con piacere che gli avventori sono quasi tutti saliti dai paesi vicini per mangiare in questo locale, cosa che denota la bontà del cibo: bisogna fare parecchi chilometri e un buon numero di tornanti per gustare una pizza al Rifugio!
Il mattino dopo, dopo una buona colazione, ci mettiamo in “marcia” (di fatto dal Rifugio alla stazione di partenza della funivia ci sono solo una decina di passi ed una rampa di scale!!!).
Ci siamo dovuti “accontentare” di arrivare a quota 2600 m. perchè fino al giorno prima c’era stata una colata che aveva interessato il fianco meridionale.
Non si può descrivere come il paesaggio cambi, e in maniera repentina, una volta presa la funivia. Le ultime manifestazioni di vegetazione lasciano il posto ad un paesaggio brullo, desertico e totalmente nero, ma splendido ed emozionante.


Sembra di stare su un altro pianeta.
Il vento forte di quel giorno sferzava la lava come quando sulla spiaggia la sabbia tormenta le gambe dei bagnanti. La lava, infatti, assume diverse forme. Dalla lava incandescente che cola verso valle si formano grossi blocchi che, raffreddandosi, assumono forme di  massi, a volte veramente enormi. I lapilli che invece fuoriescono dalle bocche formano uno strato sottile, sul quale si affonda come in mezzo al deserto di sabbia. 


Ecco, un deserto nero davanti ai nostri occhi. Fantastico ed emozionante come quello di sabbia. Che sembra essere lontano anni luce dalla vita, pur essendo a pochi metri. Un paesaggio insolito ed affascinante.
La Valle del Bove, enorme vallata di sfogo per le possibili colate, appare sotto ai nostri occhi, in tutta la sua vastità.


I ragazzi decidono di continuare la passeggiata, seguendo un sentiero tracciato, verso una bocca laterale, noi riprendiamo il fuoristrada per tornare al punto di ristoro.
I 15° gradi della sera prima sembrano un ricordo lontano, penso che non ci saranno stati più di 12 o 13 gradi e un vento fortissimo. Ma abbiamo deciso lo stesso di starcene un pò seduti sulla terrazza della stazione di arrivo della funivia, dove è possibile trovare un bar, un  negozio di souvenir, uno per noleggiare giacche e scarpe, per godere di questo panorama.


Ripresa la funivia, decidiamo di andare a mangiare a Nicolosi nel ristorante “L’Osteria del siciliano”.
Bel locale, dove però non trovano la nostra prenotazione. Troviamo posto lo stesso perchè il locale non è pieno.
Meno male, valeva la pena.



Prendiamo “l’antipasto dell’Oste” composto da: tagliere di formaggi tipici siciliani, tagliere di salumi della tradizione siciliana, carrellata di antipasti di giornata, dalla frittata di ricotta ai pomodori secchi, dalla caponata (alla maniera catanese: prima o poi vi descriverò la differenza fra la caponata catanese e quella palermitana) alle olive e alle bruschette di diverso tipo), ciotoline al miele di acacia e miele di arancia, confetture della nonna…
Come primi scegliamo le “caserecce con guanciale e pistacchio di Bronte” (buone, peccato l’aggiunta di panna..!) e le “pappardelle dell’oste” con pomodoro, funghi porcini e salsiccia al ceppo.
Abbiamo ordinato anche il “trittico di maiale arrosto” (puntina, salsiccia, cipollata), sbagliando perchè a questo punto siamo talmente sazi che riusciamo solo ad assaggiare qualcosa, ormai completamente satolli..!
Il tutto accompagnato da un buon Nerello Mascalese, vino che apprezzo sempre di più.


Alla fine ci offrono degli ottimi rosoli e limoncelli di produzione propria accompagnati da pasticceria secca a base di mandorle, tipiche della territorio, e ottimi gelsi neri presentati in un insolito cestino.


Dopo una passeggiata in paese e una granita nel bar della piazza principale siamo costretti, ahimè, a tornare alla calura d’agosto e alla vita caotica e umida di Palermo.
Il ricordo dell’Etna e dei suoi splendidi paesaggi ci accompagna ancora.


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2 Comments

  1. fai tutto perchè il mio desiderio di ritornare in Sicilia rimanga vivo!

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