XIAN E I GUERRIERI DI TERRACOTTA

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Per più di mille e cento anni, attraverso 13 dinastie, Xi’An (leggi scian) è stata la capitale e il centro dell’’Impero cinese, fiorente di commerci lungo la Via della Seta. Oggi è una moderna città industriale di 7,5 milioni di abitanti. E anche una delle più inquinate a causa di fabbriche e centrali elettriche (a carbone) che la circondano. Arriviamo da Pechino (per leggere l’articolo cliccate qui), all’’aeroporto viene a prenderci la nuova guida, Vittorio (nome per gli italiani) che si rivelerà abilissimo nell’’organizzarci gli extra (e guadagnarci).

Arriviamo all’’hotel Shangri La, anche questo molto elegante (secondo la guida del National Geographic il migliore della città) e ceniamo. Al buffet internazionale la gradita sorpresa: il cuoco cucina anche dell’’ottima pasta e non mancano i dolci (UATTOO’ e urla di giubilo soprattutto dei nostri ragazzi).

Di sera, su proposta di Vittorio, andiamo nel centro storico e assistiamo allo spettacolo, davvero affascinante, delle fontane musicali: getti d’’acqua coordinati su una colonna sonora accattivante. In piazza anche qui la gente si riversa per cantare, ballare e mangiare. A Xi’An esiste anche una forte comunità musulmana (c’è anche la moschea) e quindi Vittorio ci porta in un mercato arabo che non ha nulla da invidiare ai suk africani. Tra bancarelle di essenze e profumi, negozietti di thè, kebab e spiedini di agnello, ci porta poi in un negozio dove c’’è, così dice nel suo italiano sgrammaticato, ”uno segreto”: un retrobottega di tarocchi…

le mura e l’inquinamento

Il giorno dopo visite a Xi’An: saliamo sulle mura della città antica, splendidamente conservate. Risalgono alla dinastia Ming e sono profonde dodici metri e lunghe 14 km. Di mattina figuranti in costume d’’epoca aprono il ponte levatoio sul fossato.

lo spettacolo in costume

Andiamo poi al museo della Foresta di Stele (iscrizioni su pietra) e alla Pagoda della Grande Oca (monastero buddista).

la pagoda dell’oca selvatica

Tacitato bruscamente Vittorio che ambisce a farci visitare a lungo un altro paio di fabbriche, di pomeriggio la visita più attesa: i guerrieri di terracotta. Si tratta di oltre 7000 statue trovate nel mausoleo del primo imperatore, Qin Huangdi, l’uomo che unificò la Cina e le diede anche il nome (Qin si legge appunto Cin) per morire poi nel 210 a.C.


Le costruzioni vennero subito dopo distrutte e date alle fiamme da coloro che fondarono la dinastia Han. E i guerrieri hanno dormito sottoterra fino al 1974 quando un contadino fortuitamente ritrovò una statua (l’’anziano è ancora vivo e, dietro lauta mancia, autografa in loco i cataloghi). Oggi la zona ospita uno dei musei più affollati e noti del mondo. Vi sono in tutto 4 fosse, ma la principale, nella quale soffermarsi, è la prima. Di forma rettangolare, è lunga 200 metri e larga 60, suddivisa in 11 corridoi. Si può percorrere l’’intero perimetro del capannone che la sovrasta ma la vista migliore è proprio quella dell’’ingresso. 


Andando sul fondo si può invece osservare l’’intenso lavoro di recupero e restauro sulle statue.


Nella seconda fossa si trovano per lo più cavalli e carri da guerra, nella terza ufficiali e statue non finite (probabilmente per la morte del sovrano). Esiste anche una quarta fossa trovata vuota. Un altro edificio ospita un piccolo e affollato museo con, tra l’’altro, il modello in miniatura di un carro di bronzo con 4 cavalli e cocchieri (ritrovato nel 1980). 
Le statue sono imponenti, varie e dettagliatissime nel volto e nei costumi. Alte un metro e ottanta, appena tirate fuori dalla polvere mantengono i colori originali. Poi nel giro di poche ore assumono la tinta marrone o grigiastra. 


La guida ci spiega che si sta cercando un modo per continuare gli scavi, preservando queste tinte sopravvissute più di duemila anni. Ma l’’intera zona conserva ancora chissà quante sorprese, a cominciare dalla tomba vera e propria del Primo imperatore, che si trova a un chilometro e mezzo dai guerrieri e che ancora non è stata portata alla luce. Tutti coloro che erano a conoscenza dell’’ingresso vennero uccisi.
Scrive un antico narratore (Sima Quian) che «la camera mortuaria venne riempita con modelli di palazzi, torri, pietre preziose. Furono fissate all’’esterno balestre automatiche capaci di uccidere sul colpo gli eventuali ladri…». Gli scavi proseguono quindi con cautela…
Anche visitando le tombe dei Ming a Pechino, d’’altronde, la guida ci aveva mostrato i pozzi in cui venivano gettati vivi i dignitari di corte che avevano seguito la tumulazione dell’’imperatore, sempre per mantenere il segreto sull’’ubicazione della tomba.


Qui Vittorio piazza il suo affondo e, con merito (UATTOO’ di gaudio) ci propone la visita a …un altro esercito di terracotta. Nei pressi dell’’aeroporto di Xi’An, infatti, da pochi anni sono venuti alla luce altri guerrieri: la scoperta, poco pubblicizzata in Italia e nelle guide che avevamo consultato, merita senz’’altro una visita suppletiva.
Nel 153 avanti Cristo, il quarto imperatore della dinastia Han decise di impreziosire la propria tomba con una schiera di guerrieri: si tratta di centinaia di statue più piccole di quelle di Qin ma in origine rivestite di seta finemente tessuta e colorata. Nel mausoleo, noto col nome di Hanyang, anche scheletri di animali veri murati nella tomba e modellini di animali finti. (in una delle foto c’è una ricostruzione con le statue originali e “costumi” rifatti oggi). 


Il museo si può visitare agevolmente perché si cammina su lastre di vetro attraverso le quali si osservano da vicino le statue e gli scavi che ancora proseguono, anche se gli ambienti sono poco luminosi proprio per preservare i reperti.


Di sera altra cena tipica, stavolta con squisiti ravioli (dodici tipi diversi di ripieno) e, nello stesso edificio, ci accompagnano poi in un elegante teatro per lo spettacolo di «danze imperiali», con incluso una coppa di champagne: ve lo consigliamo, il nome è «The Tang dinasty» (Changan Road 75). E poi in viaggio verso la mitica Shanghai….
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