“Don Pino Puglisi-Se ognuno fa qualcosa si può fare molto”

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di Maria Mattina

Il 25 maggio 2018 ricorre il quinto anniversario della beatificazione come martire di Don Pino Puglisi. E il 15 settembre 2018 verrà ricordato, con varie trasmissioni tv e manifestazioni, il 25° anniversario del delitto voluto dalla mafia nel 1993 per spegnere la voce del sacerdote impegnato a Brancaccio nel recupero dei giovani e nelle battaglie per i diritti civili. Don Puglisi è oggi il primo beato della Chiesa cattolica tra le vittime della mafia.

Per ricordare e commemorare queste ricorrenze e il suo sacrificio viene pubblicato da Rizzoli il 22 maggio il libro “Don Pino Puglisi – Se ognuno fa qualcosa si può fare molto”: per la prima volta vengono raccolti in un unico volume gli scritti più significativi del sacerdote, tra i quali molti inediti. E il lettore viene guidato attraverso questi documenti (lettere, appunti, registrazioni di omelie e relazioni), frutto di una accurata e meticolosa ricerca, in una sorta di viaggio della memoria, arricchito da testimonianze originali degli amici del sacerdote.

Una biografia sintetica fa da introduzione al volume in modo da comprendere i fatti di Brancaccio attraverso una serie di retrospettive nella vita di Don Puglisi, finora poco conosciuta: occorre infatti sottolineare che il sacerdote oggi beato aveva vissuto già 30 anni della sua missione prima di essere nominato parroco nel quartiere simbolo del dominio della mafia dove era all’opera il clan autore delle stragi Falcone e Borsellino e degli attentati del ’93 tra Milano, Firenze e Roma. A Brancaccio Don Puglisi venne ucciso sotto casa, nel giorno del suo 56° compleanno.

I documenti raccolti nel libro vanno dalla lettera con cui, appena quindicenne, chiedeva l’ammissione al seminario a un foglio con la scaletta per gli esercizi spirituali con un gruppo di suore: Don Puglisi parla esplicitamente del martirio e del suo valore per un cristiano che non vuole rinnegare la fede. L’appunto finora inedito è l’ultimo documento scritto che ci è rimasto e risale ad appena 20 giorni prima dell’omicidio: il sacerdote era sotto l’incubo delle minacce di morte e delle violente aggressioni che aveva già subito. Non a caso ai suoi assassini disse con l’ultimo sorriso: “Me l’aspettavo”.

Va segnalato inoltre che per la prima volta viene pubblicato per intero il testo della conferenza “Mafia e chiesa: la cultura dell’amore contro la cultura del malaffare” che contiene la sua frase più famosa: “E se ognuno fa qualcosa, allora si può fare molto” che dà il titolo al libro.

Tra gli altri documenti del ricchissimo volume, vanno sottolineate anche le relazioni tenute dal sacerdote nei campi scuola per i giovani, frutto di trascrizioni dalle audiocassette dell’epoca. Particolarmente significative quelle sulle beatitudini. Da “beati i poveri” a “beati i perseguitati a causa della giustizia”, emerge la missione d’amore che Puglisi si era intestato tra gli ultimi della nostra società e del quartiere Brancaccio.

La prefazione è dell’arcivescovo di Palermo, mons. Corrado Lorefice.

L’autore del volume è il giornalista Francesco Deliziosi (caporedattore centrale del Giornale di Sicilia a Palermo), allievo al liceo e amico per 15 anni di Don Puglisi. Ha condiviso con lui i tre anni di Brancaccio, è stato componente della commissione diocesana per l’istruzione della Causa e collaboratore del Postulatore fino al riconoscimento del martirio. I documenti raccolti ora in volume sono frutto delle sue continue ricerche negli anni successivi al delitto. Per Rizzoli ha anche scritto “Pino Puglisi – il prete che fece tremare la mafia con un sorriso”, riconosciuta come la biografia più completa, che per il XXV del delitto torna nelle librerie in una edizione arricchita con la storia della beatificazione e un capitolo su “La Chiesa di Bergoglio e la mafia” nel quale si sottolineano le numerose affinità tra le scelte di Don Puglisi e le indicazioni pastorali del Papa.

 

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