Grande successo per la seconda edizione di Pantelleria DOC Festival 2019

Share

Bent el Riah, figlia del vento. Così gli arabi chiamarono l’isola di Pantelleria. Posta nel centro del mare Mediterraneo, nel corso dei millenni è stata dominata dai fenici, dai saraceni, dagli arabi, dai bizantini ed ognuno di questi popoli ha lasciato tracce indelebili nella civiltà pantesca che oggi, per l’unicità delle sue caratteristiche paesaggistiche e culturali, resta una testimonianza intatta di tradizioni secolari.

Pantelleria, caratterizzata dal vento e dalla scarsità delle piogge, è la prova tangibile di come l’uomo sia riuscito a domare la natura impervia e ostile per assicurare, nel tempo, la propria sopravvivenza, praticando in questo caso un’agricoltura estrema e a tratti eroica. Sudore e abnegazione hanno tramutato un caos di rocce vulcaniche in uno dei paesaggi agricoli più armoniosi dell’intero Mediterraneo. La coltivazione della vite e del cappero oltre ad essere elementi fondamentali per la vita dell’isola e nell’isola, sono il simbolo di Pantelleria, dove le generazioni hanno modellato l’orografia del territorio attraverso un’esperienza plurisecolare

Il 26 novembre 2014, l’Assemblea generale dell’UNESCO ha iscritto la pratica agricola della  Vite ad Alberello di Pantelleria  tra i Beni immateriali dell’umanità. Per la prima volta l’Alto organismo internazionale ha attribuito questo riconoscimento ad una pratica agricola, riconoscendone il valore storico-culturale oltre che identitario. La coltivazione della vite sull’isola  ha, infatti, modellato nel tempo il paesaggio, realizzando uno dei contesti  agricoli più suggestivi  al mondo. Al centro di questo scenario la vite e il particolare sistema di allevamento, quello ad alberello. La sua forma di coltivazione è il risultato straordinario di un’agricoltura che, assecondando  la natura, ha saputo realizzare un primato d’eccellenza viticola, studiata ed ammirata in tutto il mondo. Il sistema di allevamento ad alberello basso, in conca, con uno sviluppo vegeto produttivo rasente i terreni, costituisce un unicum che va difeso, tutelato e rilanciato.

La vigna a Pantelleria può contare solo sulle braccia dell’uomo, non ci sono macchine che possano sostituire il contadino e la sua sensibilità produttiva. Sui terrazzamenti , spesso con pendenze estreme, la vite viene allevata al di sotto del livello del suolo, in una larga conca per riparare la pianta e i frutti dai venti di scirocco e di greco levante che spirano assai frequentemente e con violenza sull’isola. Questa pratica è utile anche ad equilibrare lo sviluppo della parte aerea rispetto a quella radicale, in modo tale che la mano dell’uomo possa facilmente intervenire sulle vite, durante tutto il suo sviluppo vegeto-produttivo. Proprio per questo a Pantelleria si parla di viticoltura eroica: le lavorazioni, infatti, durante tutto l’anno richiedono un monte ore di lavoro, per unità impiegata, che supera di almeno tre volte quelle necessarie alla coltivazione di un normale vigneto sulla terra ferma.

In questo splendido ed unico contesto si è svolta la seconda edizione del Pantelleria DOC Festival, che ha animato l’isola dal 5 all’8 settembre e che chiude con un bilancio davvero positivo, consolidandosi come una delle manifestazioni enoturistiche più interessanti e particolari del panorama non solo italiano, vista la presenza di appassionati e cultori del vino di diverse nazionalità anche extra europee. Merito della perfetta cooperazione tra le otto aziende aderenti al Consorzio dei Vini Pantelleria Doc (Cantina Basile, Cantine Pellegrino, Coste Ghirlanda, Donnafugata, Emanuela Bonomo, Marco De Bartoli, Salvatore Murana e Vinisola) che, in questi giorni, hanno messo il loro massimo impegno nell’accogliere gli enoturisti e nel gestire le visite e le degustazioni che, nei quattro giorni di programma, hanno celebrato la viticoltura eroica dell’isola e il grande inimitabile Passito di Pantelleria. Un Festival che, anche grazie al buon tempo, ha assicurato alle strutture inserite in programma (Cantine – ristorazione e wine-bar) un’importante partecipazione di pubblico che, in alcuni casi, ha raggiunto l’esaurimento di tutti i posti disponibili, soprattutto per Racconti di Passito e le degustazioni al tramonto, in giro per l’isola del vento nella sua stagione più significativa, quella della raccolta dello Zibibbo.

Protagonista, infatti, è stata la vendemmia delle uve di Moscato di Alessandria, (Zibibbo il termine di origine araba con cui a Pantelleria viene chiamata questa pregiata uva) cominciata con alcuni giorni di ritardo a causa del clima freddo che si è protratto fino alla primavera e che, nei fatti, ha rallentato la maturazione dei preziosi grappoli. I primi giorni di raccolta, accompagnati dalle tante iniziative del Festival, hanno animato Pantelleria di contrada in contrada, raccontandone i tesori e le tradizioni più radicate: come l’allevamento della vite ad alberello, che l’Unesco ha inserito nel 2014 tra i Patrimoni Immateriali dell’Umanità e dal quale ha origine il Passito Naturale, il vino simbolo dell’identità produttiva dell’isola la cui eccellenza e unicità è celebrata in tutto il mondo.

Cala il sipario sulla seconda edizione del Pantelleria DOC Festival – commenta Benedetto Renda, presidente del Consorzio dei Vini Pantelleria DOCche ha visto le aziende consorziate unite da un forte spirito di collaborazione in nome della promozione turistica e di immagine dell’isola. Un’armonia d’intenti che ci ha consentito di dare vita ad un programma di iniziative che hanno permesso ai tanti enoturisti arrivati a Pantelleria di conoscere l’isola in un modo inedito e multiforme, dove le sue bellezze naturali e le sue tradizioni eno-gastronomiche sono state raccontate direttamente da chi, come il contadino pantesco, le preserva tutti i giorni dell’anno. Siamo sempre più convinti che il futuro dell’isola possa essere sotto il segno della promozione enoturistica scoprendo il valoro unico di questa viticoltura così estrema e difficile. Il Passito Naturale e tutti i vini a marchio DOC Pantelleria – conclude Renda – possono diventare quel pass par tout in grado aprire ad una conoscenza più dettagliata dell’Isola: dal suo giacimento agricolo al suo patrimonio storico archeologico passando per l’incantevole bellezza del suo paesaggio.”

Le diverse attività che hanno animato nei quattro giorni di festival l’isola sono state principalmente rivolte alla scoperta del cuore autentico di Pantelleria, tra cultura del vino, natura incontaminata e una cucina che riassume nei suoi ingredienti tutta l’essenza dei sentori e sapori del Mediterraneo. Tutti i pomeriggi, le otto aziende del Consorzio hanno invitato gli appassionati a entrare in contatto con la propria filosofia produttiva, sia approfondendo il tema della viticoltura eroica che lasciando ampio spazio alla degustazione dei propri vini. Altra momento di scoperta dei luoghi e dei prodotti panteschi sono stati i suggestivi aperitivi al tramonto e le “Degustazioni e Racconti” tra le diverse contrade dell’isola, a cui sono seguiti gli affascinanti dopocena organizzati ancora una volta presso le cantine: tra fragranze di cioccolato, musica dal vivo e visite notturne nei giardini panteschi, il Passito Naturale è stato svelato attraverso ogni possibile sfumatura.

Seguendo il fil rouge dell’accostamento cibo-vino, i foodies, inoltre, non si sono lasciati sfuggire il programma di cene-degustazioni (che hanno registrato praticamente il sold out) vero tributo al ricco giacimento produttivo pantesco che contiene, tra le sue altre produzioni d’eccellenza, i capperi e l’olio, protagonisti dei gustosi piatti firmati da alcuni dei migliori ristoranti dell’isola. Gli appassionati gourmet, infinee, hanno avuto occasione di approfondire ulteriormente le pratiche della gastronomia pantesca grazie alla Scuola di Cucina con il laboratorio dedicato a uno dei piatti icona di Pantelleria, i ravioli amari con ricotta e menta.

 

 

Share

Leave a comment

Your email address will not be published.


*