A Sciacca la cantina De Gregorio tra vini, olio e ospitalità

La famiglia De Gregorio al completo
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La cantina De Gregorio si estende al centro di un crocevia di culture mediterranee, tra Sciacca e Menfi, di fronte la zona di mare dove si trova sommersa l’isola Ferdinandea. Nel territorio che spazia dai templi di Agrigento alle saline di Trapani, attraverso le rocce bianche della Scala dei Turchi e i templi di Selinunte.

La vista dalla torre di avvistamento del XIV secolo

La sua storia risale al ‘700 e si fonda con la nascita di un vecchio borgo di campagna, nominato Ragana, dall’arabo Ras-hana che vuol dire terra dell’amicizia, nato attorno ad una torre di avvistamento del XIV secolo. L’azienda, radicata nel territorio di Sciacca, unisce da una parte l’incoming tra la cantina ed una foresteria di proprietà nel centro della città, le Suite Rooms, e dall’altra la ristorazione con il wine-bistrot, Le Stranizze, e il ristorante all’interno della cantina stessa.

Le Stranizze e l’ingresso delle Suite Rooms

Uno sguardo sulla zona ospitalità in contrada Ragana

A guidare l’azienda familiare ci sono i giovani Francesca, Antonio e Ugo De Gregorio, figli di Ascanio che di fatto ha realizzato tutto. Francesca, 37 anni, è un medico nefrologo a Sciacca, ma cerca di tornare in azienda tutte le volte che può. Antonio, 35 anni, è un radiologo e si divide tra il suo lavoro e l’azienda, Ugo, 29 anni, è in azienda a tempo pieno e si occupa di tutto, dall’amministrazione all’accoglienza. 

Ascanio De Gregorio

L’azienda si trova in contrada Ragana e si estende su trenta ettari tra uliveti (6 ettari) e vigneti (18 ettari) dove si coltivano vitigni autoctoni e internazionali, ben adattati al suolo e al clima siciliano.

Una delle etichette di punta della cantina

In cantina si producono le Stranizze, spumante Brut Igp  Terre Siciliane da Uve Grillo in purezza, Le Stranizze Rosato Brut Igp Terre Siciliane da uve Nero d’Avola in purezza, Magarìa Chardonnay Doc Sicilia, Magarìa Rosso Igp Terre Siciliane (Nero d’Avola 55 % e blend di vitigni internazionali 45%), Rosa di Nero Doc Sicilia da uve Nero d’Avola, Dragonara Grillo Doc Sicilia, Haris Nero d’Avola Igp Terre Siciliane, Bianco di San Lorenzo Doc Sicilia da uve Inzolia (55%) e Incrocio Manzoni (45%). A partire dalla vendemmia 2020, alcune etichette potranno utilizzare la denominazione Doc Sciacca, per rafforzare il legame e l’appartenenza al territorio. Per i due Magarìa sarà possibile utilizzare la denominazione Doc Sciacca Riserva e, come da disciplinare, potranno essere commercializzati non prima del 2022, mentre per Bianco di San Lorenzo, Rosa di Nero ed Haris Nero d’Avola la denominazione potrà essere usata sin dal prossimo anno.

La cantina De Gregorio

I terreni in cui si coltivano i vigneti si trovano in Contrada Ragana e in Contrada Isole Carboj e variano dai 50 ai 100 metri di altitudine sul livello del mare. La particolarità è rappresentata dal fatto che la maggior parte di essi si trovano lungo il corso del fiume Carboj e vicini al mare, elemento quest’ultimo, che trasferisce ad essi una quota importante di salinità; i suoli sono limoso-argillosi a reazione sub-alcalina con presenza di calcare totale in scarse quantità, ricchi in elementi nutritivi (potassio, magnesio, calcio, ferro, manganese, zinco). Il clima temperato di inverno, estati calde e asciutte, una luminosità straordinaria e una precisione quasi maniacale nelle colture, permettono alle piante, talvolta nella sofferenza, di esprimere un frutto sano e forte. L’enologo è Nino Sanzone.

Nino Sanzone, enologo della cantina De Gregorio

La cantina oggi produce circa 150 mila bottiglie. Il 70 per cento è venduto all’estero (Germania, Svizzera, Islanda, Danimarca, Belgio) e il 30 per cento in Italia. L’azienda produce anche un olio extra vergine d’oliva, “Il mio olio”, da Nocellara del Belice (40%), Biancolilla (20%) e Cerasuola (40%).

La cantina da sempre accoglie eno-turisti e organizza degustazioni e visite guidate.

Il dehor della cantina De Gregorio

Oggi la realtà De Gregorio, basata su accoglienza e ospitalità, si caratterizza per due siti: da una parte la cantina tra le campagne di contrada Ragana, con la sua cucina, dove lo Chef Christian Piazza prepara piatti della tradizione siciliana rivisitati e il progetto di ristrutturazione di 10 camere per una wine experience completa con la possibilità di organizzare anche eventi di alto livello; dall’altra, nel cuore di Sciacca, il ristorante Le Stranizze, in via Garibaldi, dove lo chef Calogero Puccio presenta i vini della cantina in abbinamento a piatti basati sulla territorialità e sulla tradizione marinara, e 5 Suite Rooms destinate all’accoglienza.

Gli chef Christian Piazza e Calogero Puccio

Caponata di melanzana nera e viola con cioccolato di Modica e crema di piacentino ennese

Polpo fritto su crema di patate rosse, chiosa di cipollotto e maionese al limone

Raviolo al fungo porcino al sentore di salvia su zucca gialla

Ova murina, un dolce della tradizione saccense

Le Suite rooms, i cui nomi evocano i vini De Gregorio, sono la più recente novità: l’esclusiva struttura ricettiva di charme di Cantine De Gregorio, accoglie i suoi ospiti nell’antico palazzo di famiglia. In un’atmosfera boutique style, intima e lussuosa, da piccolo hotel, è possibile trascorrere le vacanze in piena libertà e massima privacy, godendo di una posizione privilegiata nel pieno centro storico, per poi essere accolti in cantina appena fuori Sciacca, immersi nella natura siciliana, con una visita guidata e degustazioni di vini.

Una delle Suite Rooms nel cuore del centro storico di Sciacca

La zona salotto di una delle Suite Room di Sciacca

Di grande fascino è la torre di avvistamento Ragana, attorno a cui nascono il baglio e la cantina. Secondo dati storici la necessità della costruzione di nuove torri costiere di avvistamento fu una esigenza che iniziò ad avvertirsi in Sicilia fin dal tardo Medioevo per garantire soprattutto i centri costieri sprovvisti di un’adeguata cinta muraria, con il compito originario di segnalare l’avvicinarsi di navi corsare sia di giorno che di notte, attraverso segnali di fumo (di giorno) e fuochi (di notte).

Il mare visto dalla torre di avvistamento del XIV secolo

Pare che le prime torri di avvistamento destinate ad assolvere tali compiti furono costruite attorno alla metà del 1300 lungo la costa siracusana e palermitana ed in seguito furono estese a tutta la costa siciliana. Le più antiche, a pianta circolare o quadrata, si sviluppavano per una altezza di uno o più piani e venivano imbasate attorno ad una cisterna d’acqua indispensabile al drappello dei difensori, che di solito era costituito da due fanti ed un cavaliere. Oltre alle torri di avvistamento costiere propriamente dette, in Sicilia esistono numerose testimonianze di torri di avvistamento interne, probabilmente collegate con le prime, a formare un sistema di sicurezza in modo da potere trasmettere anche alle zone non costiere eventuali segnali di pericolo di ogni genere.

Queste costruzioni consentivano a coloro che vivevano all’interno del feudo di improntare una difesa al chiuso della torre e quasi sempre del baglio che sorgeva attorno ad essa. La sorveglianza sulle torri avveniva principalmente nel “tempo di corsari”, ossia nei mesi estivi in cui era più facile traversare i mari e che corrispondeva con il periodo in cui i contadini portavano a casa il raccolto.

La torre Ragana sorge nel territorio di Sciacca, a circa 10 chilometri ad Ovest del centro abitato, al centro di una pianura denominata Ragana con una altitudine media di 90 metri sul livello del mare, nelle vicinanze di due torri costiere di avvistamento. A differenza di queste ultime è una torre di “seconda sfera”, di quelle che i feudatari facevano costruire su ordine del monarca per difendere i feudi e i territori circostanti.

La costruzione a pianta quadrangolare consta di due elevazioni ed è composta da diversi vani. Quasi certamente è stata edificata dagli antichi proprietari del feudo per difendersi dai briganti. Il filo della terrazza lascia intravedere merlature intonacate impostate sul muretto d’attico, tenuto da esili mensolette sagomate a gola dritta in pietra arenaria. I cantonali, tutti in pietra squadrata, ammorsano gli spessi muri perimetrali. Contiene al proprio interno una grande stanza voltata e un collegamento verticale che arriva al primo livello su cui si imposta una finestra centrale.

 

 

 

 

 

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