ABU DHABI, LA TECNOLOGIA IN MEZZO AL DESERTO

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Fratello Sole, sorella Duna. Lasciamo il freddo autunno italiano e mettiamo magliettine e costumi da bagno in valigia. Ci attendono mare e sabbia a volontà. Ma anche stranezze inimmaginabili nel luogo che la Storia ha voluto come punto d’’incontro tra il mondo arabo e l’’americanizzazione più sfrenata, nel nome della ricchezza e del petrolio.
Da Roma il volo è di oltre cinque ore, che diventano otto per via del fuso orario. In sostanza arriviamo in piena notte al bellissimo aeroporto di Abu Dhabi con un’’elegante piazza rotonda centrale, decorata con maioliche colorate, un “Suq” e tanti altri negozietti.

Nonostante l’’orario, tutto è in piena attività, c’’è anzi grande fermento perché è la domenica del Gran Premio di Formula Uno! All’’uscita, un modellino a grandezza naturale di una monoposto fa bella figura di sé e, per chi vuole, c’è anche una rivista gratuita che racconta tutti i particolari della gara. Ci offrono anche gli ultimi biglietti in vendita: 450 euro appena (sic!) per assistere al Gran Premio in tribuna e al seguente concerto di Paul Mc Cartney. Sarà magari per un’altra volta…! 
Abu Dhabi è il più grande dei sette Emirati Arabi Uniti riuniti in confederazione (tra questi sette il più famoso è Dubai). La città, addobbata a festa, che porta lo stesso nome dello Stato è nota come la “Manhattan d’’Arabia”,


ne è la capitale e lo sceicco Khalifa bin Zayed al-Nahyan è il presidente degli Emirati. Tutti e sette gli Emirati hanno un’’unica moneta, il dirham (un euro vale circa cinque dirham). Dovunque si viene letteralmente assaliti dagli autisti di taxi. La parola d’ordine è quindi contrattare al massimo!
Noi eravamo in cinque e abbiamo pagato 60 euro in tutto per un giro di quattro ore.
La Grande Moschea è da non perdere ma occorre ricordarsi che chiude inderogabilmente alle 12: noi riusciamo ad arrivare qualche minuto prima dello stop e l’’interno è davvero magnificente.

La maestosa Sheikh Zayed Grand Mosque, capolavoro dell’’architettura islamica moderna, è terza al mondo per grandezza dopo quella della Mecca e quella di Casablanca. Le aree esterne della moschea sono ornate da 1.000 colonne rivestite con oltre 20.000 pannelli di marmo intarsiati di pietre semipreziose come lapislazzuli, agata rossa e ametista. 


All’’interno da ammirare soprattutto gli enormi lampadari di cristallo e un tappeto definito il più grande del mondo. Tra il bianco dei marmi di Carrara, il verde dei giardini e l’azzurro limpidissimo del cielo il colpo d’occhio è davvero paradisiaco.


Occorre lasciare le scarpe fuori e alle donne viene data una veste nera per coprirsi fino alle caviglie. La testa e tutti i capelli vanno ugualmente coperti (avevo prudentemente portato un ampio foulard da casa per la bisogna). All’’interno i severi addetti stanno anche attenti a vietare i contatti fisici tra le coppie, facendo risuonare il loro “Don’t touch” al minimo abbraccio per la foto ricordo di rito…. 
Dopo la moschea, giro in centro tra i grattacieli che rivaleggiano con quelli di New York e infine siamo andati al Marina Mall. Qui pranzo nella Sky Tower alla quale si accede con gli ascensori panoramici all’interno del Mall. All’ultimo piano c’è un ristorante molto elegante ma dai prezzi proibitivi. Fermatevi invece al penultimo: qui si può pranzare con una cifra ragionevole ma soprattutto guardando un panorama mozzafiato dalle vetrate. 
Di pomeriggio l’obiettivo è il lussuoso Emirates Palace.


Non avevamo prenotato nulla (visti anche i prezzi “pesanti” sul sito) ma siamo riusciti a entrare con un po’ di faccia tosta all’’italiana: dal taxi abbiamo detto ai “guardiani” che volevamo vedere la mostra ospitata nella lobby del lussuoso hotel. Si tratta dell’esposizione (ingresso gratuito) che documenta i progetti futuri di collaborazione tra il governo di Abu Dhabi e alcuni dei principali musei del mondo, tra cui il Louvre. Abbiamo quindi potuto ammirare lo sfarzo dell’’albergo senza problemi. Per dirne solo una: nella hall c’’è anche un bellissimo distributore di lingotti d’oro: …il più piccolo costa 500 euro

L’’albergo, di proprietà statale ma gestito dalla catena Kempinski, è contornato da 1.300 metri di spiaggia privata dalla sabbia bianchissima e da 85 ettari di giardini perfettamente curati e decorati in maniera artistica. Al tramonto la cupola dell’’hotel, con un sofisticato sistema di luci, cambia colore continuamente. Mentre il visitatore scende le scale, un sistema di fontane accompagna la visuale verso un gruppo di grattacieli mozzafiato… 
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