Vino e prodotti naturali: il turismo alternativo sul Carso

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di Maria Mattina

Sull’altopiano del Carso, diviso tra Italia e Slovenia, l’osmiza (in sloveno, osmica) è un luogo dove si vendono e si consumano vini e prodotti tipici (quali uova, prosciutti, salami e formaggi) direttamente nei locali e nella cantine dei contadini che li producono. Le osmize sono tipiche di tutto l’altipiano carsico. Sono diffuse in tutta la provincia di Trieste e, in misura minore, nel Litorale sloveno. Al di fuori di queste zone, una volta facenti parte del Litorale Austriaco, l’osmiza è diffusa sicuramente in Austria e in altri luoghi dell’ex Impero Austroungarico. (A Vienna viene chiamata Heuriger, mentre in Carinzia Buschenschank).

L’usanza è molto antica, può farsi risalire all’epoca di Carlo Magno quando l’Istria e Tergeste (l’attuale Trieste) vennero abbandonate dai bizantini ed entrarono a far parte del Regno franco. Un’ordinanza di Carlo Magno concedeva a tutti i viticoltori dell’Impero il diritto di vendere direttamente il loro vino segnalando tale attività con l’esposizione di una frasca di edera.

Diversi documenti attestano l’esistenza delle osmize in periodo medioevale. Uno, del 1430, riporta come i contadini di Prosecco presso Trieste sostenessero che il loro vino sfuso venduto sul posto fosse esente da dazi. L’antica usanza fu quindi restaurata, ristabilendone un preesistente radicato diritto, con un decreto del 1784 emanato da Giuseppe II d’Asburgo. Il decreto permetteva agli agricoltori di vendere vino sfuso prodotto in casa per un periodo di otto giorni. Il termine osmiza (in sloveno osmica – pronuncia: osmizza) viene da osem che significa “otto” e indicava la durata della concessione del periodo di apertura, di otto giorni appunto, delle osmize. L’osmiza in tali casi doveva essere indicata con una frasca in bella vista lungo la strada e sulla casa, pena la confisca.

Ancor oggi, a turno, i contadini del Carso aprono le loro cantine ed appendono delle frasche nelle vicinanze in modo da guidare gli avventori alle loro case. Il periodo di apertura può essere superiore agli otto giorni e viene calcolato sulla base della quantità di vino prodotto. La scelta del periodo è a discrezione dei contadini.

L’osmiza Zidarich è quella con la più solida azienda vinicola alle spalle, le cui bottiglie sono non solo smerciate a diversi ristoratori locali, ma anche esportate in tutto il mondo. Il vino rappresenta una cultura nonché una tradizione che dura da più generazioni in casa Zidarich, e le varietà sono numerose: Vitovska, Vitovska dai vigneti giovani, Malvasia e Terrano per menzionare nomi noti, oppure Prulke e Ruje così battezzati in quanto derivanti dai rispettivi toponimi.

Tutti i vini appena menzionati seguono i vari processi dalla vinificazione all’imbottigliamento “a caduta”, ovvero per semplice effetto della gravità terrestre, senza l’interazione di macchinari e con un prodotto finale assolutamente bio.

A consentire questo particolare processo è la bella cantina opera del progettista arch. Paolo Meng, inaugurata nel 2009, profonda oltre 20 metri e sviluppata su diversi piani di lavoro, la cui costruzione è durata circa dieci anni, scavata interamente nella roccia, e che si sviluppa su cinque piani complessivi per circa 1.200 metri quadrati: è stata costruita interamente con risorse locali.

Dall’ingresso principale, i diversi ambienti si susseguono in modo armonioso, ed è oggetto di visite guidate (solo su prenotazione) anche da noti sommelier della zona.

La nuova costruzione ospita l’intero processo produttivo vitivinicolo dell’azienda, con la cantina, la zona invecchiamento dove è stato costruito un soffitto a volte in pietra, le aree adibite alla lavorazione, e la sala di degustazione, collocata al livello più alto, dove attraverso grandi vetrate si gode di una bellissima vista sulle vigne circostanti, che sfumano sul mare all’orizzonte.

Nelle osmize le soluzioni più comuni sono quelle sfuse, e in questo caso troviamo il vino (d’annata) bianco e rosso della casa, entrambi uvaggi, il primo a base Vitovska con aggiunta di uve di Malvasia ed un po’ di Sauvignon, mentre il secondo di Terrano e Refosco.
Ad accompagnare le bevande si potrebbero prendere, come una sorta di aperitivo, delle tartinette con il lardo speziato. Altrimenti sono disponibili i svariati affettati – provenienti dai suini allevati allo stato brado –, alcuni formaggi del Carso, le uova sode, e le verdure sott’olio, quali zucchine, melanzane e peperoni.

Benjamin Zidarich

Per accontentare anche i più piccini esiste uno sciroppo naturale a base di Terrano, limone e zucchero, il quale diluito con acqua costituisce una dissetante e gustosa bibita analcolica; per ordinarla basterà chiedere il “limovino”.
Infine come non soffermarsi sul panorama, con la vista che dalla grande terrazza spazia da Punta Salvore, lembo più occidentale dell’Istria, addirittura a Venezia, quest’ultima visibile esclusivamente in giornate molto limpide e con ogni probabilità accompagnate dalla Bora.

Il tino interamente di pietra dove avviene la fermentazione in modo naturale

Per ulteriori dettagli vi rimandiamo al sito internet del produttore, che è ben aggiornato e disponibile in addirittura quattro lingue: www.zidarich.it

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