Betlemme, una stella per Gesù bambino

Share

Betlemme è una cittadina a una decina di chilometri da Gerusalemme e si trova in una zona controllata dall’Autorità palestinese. Lungo la strada di collegamento si osserva quindi il “muro”, la recinzione che separa il territorio di Israele da quello palestinese e diversi punti di controllo militari. I lavoratori palestinesi (che qui chiamano “our neighborods”, i nostri vicini) possono uscire dai Territori con il permesso e su minibus di colore arancione.betlemme2

Superati i controlli dell’una e dell’altra parte, si giunge in quella che è un’anonima cittadina araba con una crescita urbana caotica. A Betlemme le attrattive turistiche o per i pellegrini d’altronde sono concentrate intorno alla piazza Manger: la Chiesa della Natività che custodisce il luogo della nascita di Gesù, accanto la Chiesa di Santa Caterina e dall’altro lato della piazza la moschea di Omar. A poca distanza il mercato locale e una serie di conventi e altre chiese. Si notano dalle insegne alcuni centri, scuole e auto delle Nazioni Unite o di altre onlus impegnate nell’assistenza alla popolazione.Betlemme1
Come anche nei dintorni di Gerusalemme, il contrasto è fortissimo: nel giro di pochi metri o chilometri i quartieri o le città israeliane appaiono un pezzo d’America precipitato in Medio Oriente quanto a sviluppo, infrastrutture, centrali elettriche, centri tecnologici e militari. Le zone palestinesi si trovano invece in condizioni di grandi arretratezza e degrado come nel profondo sud dell’Egitto e in molte altre terre depresse del Medio Oriente. A volte basta attraversare una strada per essere risucchiati da un mondo all’altro. E questo, al di là delle diverse fedi, è ovviamente uno dei fattori di maggiore tensione.betlemme3

L’ingresso alla Chiesa della Natività è la cosiddetta Porta dell’Umiltà, che ti costringe a inchinarti per entrare. In realtà la porta originale di epoca crociata fu ridotta in questo modo per impedire l’accesso ai carri. All’interno vari rimaneggiamenti e restauri, ma è interessante ritrovare le parti più antiche come alcuni tratti del pavimento a mosaico che risalgono al IV secolo d.C. (la chiesa originaria costruita dall’Imperatore Costantino).

Secondo le ricostruzioni più accreditate, Giuseppe e Maria, non trovando posto a Gerusalemme per il censimento, cercarono alloggio nei dintorni e alla fine trovarono ricovero in un caravanserraglio addossato alla roccia di una collina. Qui, per le condizioni di Maria, vennero poi indirizzati alle stalle sottostanti che erano realizzate appunto nelle grotte della collina. Qui avvenne il parto, alla presenza degli animali lasciati dai carovanieri dell’epoca.

Il luogo è venerato dal I-II sec. dopo Cristo. Costantino e poi Giustiniano vi fecero edificare e ricostruire una chiesa, i crociati l’ampliarono decorandola, gli ottomani la distrussero e nei secoli seguirono altri rimaneggiamenti o restauri (alcuni ancora in corso).betlemme5

Attraversata la navata, si scende poi una scala che porta alla Grotta della Natività dove una grande stella d’argento indica il punto dove, secondo la tradizione, sarebbe nato Gesù. Interessante anche, accanto, l’altare dell’Adorazione dei Magi.

betlemme4Anche qui come per il Santo Sepolcro, dopo varie contese, nel 1852 la custodia fu concessa in gestione ai cattolici, insieme con gli armeni e i greco-ortodossi, così tutta la chiesa risente di arredi e decorazioni miste delle varie religioni chiamate a tutelarla.betlemme6

Da non perdere nella Chiesa di Santa Caterina (quella che si vede in tv ogni anno per la messa di Natale) il chiostro, recente, che incorpora però elementi di un precedente monastero augustiniano. E al centro una statua ricorda San Girolamo che proprio a Betlemme, a pochi metri da questo luogo, si stabilì per compiere la Vulgata, la nuova traduzione in latino della Bibbia.betlemme7

Conclusa la visita è d’obbligo un salto nei negozi palestinesi famosi per i presepi artigianali in legno d’ulivo. Chi vuole può anche fare una sosta nei localini che sono l’equivalente della friggitoria palermitana per mangiare il “falafel” a base di farina di ceci (il paragone da fare è con le panelle…).

 

Share

Leave a comment

Your email address will not be published.


*