Il grande cinema in lingua originale. Chinatown (1974) di Roman Polanski

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Riprende lunedì 8 gennaio, dopo la pausa natalizia, il Supercineclub del Rouge et Noir con un film diventato pietra miliare del suo genere e non solo: Chinatown (1974) di Roman Polanski, considerato uno dei capolavori del neo-noir e inserito dall’American Film Institute tra le venti pellicole più belle di tutti i tempi prodotte negli Stati Uniti. È il film che chiude la parentesi oltreoceano del grande regista franco-polacco e che segna un’importante svolta, forse unica, nelle sue tematiche artistiche. Con Chinatown, Polanski ha reso sì omaggio al cinema classico hollywoodiano, come già in Francia i suoi colleghi della Nouvelle Vague, ma utilizzando un linguaggio tradizionale e non sperimentale e arricchendo la trama con contenuti nuovi, con uno sguardo penetrante nella realtà rappresentata, con un tratteggio straordinario delle ambiguità psicologiche ed esistenziali dei personaggi, con una insuperabile e dolente vis drammatica. Il Polanski visionario, sbeffeggiante e nichilista cede qui il passo a un autore che non perde certo la sua forza distruttiva di ogni convenzione, di ogni fede ottimistica, ma la mette al servizio di un’ipotesi liberatoria, di una denuncia morale definitiva che ha il potere di generare una ribellione individuale, lontana da ideologismi consolatori. Polanski, insomma, scopre la voglia di parlare della società.
Siamo nella Los Angeles di fine anni trenta. Jake Gittes (interpretato da un superbo Jack Nicholson che qui ebbe la sua prima affermazione da star) è un Marlowe rivisitato da tormenti moderni, da un fuoco interiore che lo spinge alla ricerca di una verità che incontrerà invece contraddizioni, errori di valutazione, un buio più fitto di quello che aveva cercato di mettere alla luce. La Los Angeles di quegli anni, realmente oberata da un problema di risorse idriche, diventa una ragnatela di malaffari, corruzioni, di spregiudicati speculatori e autorità acquiescenti. È soprattutto Chinatown l’area dove ogni legge perde significato e giurisdizione per essere sostituita dal cinico codice del potere e del denaro. Saranno le scoperte, una dopo l’altra come, appunto, in un gioco di scatole cinesi, in cui si imbatterà Jake Gittes partendo da quella che sembrava una banale indagine su un marito fedifrago. Ma la corruzione morale, oltre che essere connotato sociale, è anche un cancro annidato all’interno delle famiglie borghesi descritte, quasi mai come qui, in tutto il loro intrinseco disfacimento.
Accanto a Nicholson, una magistrale Faye Dunaway nell’eterno mito rivisitato della dark-lady e l’eccezionale presenza come attore del grande regista John Huston, oltre che un cameo dello stesso Polanski. Il film ottenne l’Oscar per la migliore sceneggiatura originale scritta da Robert Towne nonché una pioggia di Nomination (una per ogni categoria di rilievo).
Un grosso contributo anche dalla sapiente colonna sonora con le musiche d’epoca.

Chinatown sarà proiettato al Supercineclub del Rouge et Noir lunedì 8 gennaio alle ore 21 in lingua originalecon sottotitoli in italiano. Alle 20.30 la presentazione di Gian Mauro Costa Santo Piazzese. Biglietto: 4 euro (3 euro per gli under 30).

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