Consorzio di Tutela Vini Doc Sicilia: “Vigneto Sicilia” e Sostenibilità

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Il Consorzio di Tutela Vini Doc Sicilia in partnership con il Dipartimento regionale dell’Agricoltura della Regione Siciliana, l’Università degli Studi di Palermo e il Centro regionale per la conservazione della biodiversità viticola ed agraria “F. Paulsen”, porta avanti il progetto “Valorizzazione del germoplasma viticolo”, con l’obiettivo di custodire il “Vigneto Sicilia” e produrre viti siciliane dotate di certificazione che ne attesti l’integrità sanitaria e l’identità varietale in modo da dare valore e sostegno alla qualità dei vini siciliani.

Il progetto ha lo scopo di conservare la biodiversità generata dai 3.000 anni di viticoltura nell’Isola e le sue varietà autoctone e di intervenire a monte della filiera vitivinicola, dotando i vivaisti di materiale di base da cui ottenere un prodotto certificato da fornire alle aziende. Lavorando con viti di cui è certa l’identità varietale e l’integrità sanitaria, è possibile infatti dare valore e sostegno alla qualità dei vini siciliani. Grazie al progetto è in corso la verifica fitopatologica dei campi di piante iniziali esistenti e la ricostituzione di nuovi campi con materiali virus esenti, da cui ottenere il materiale di propagazione per la produzione di barbatelle innestate e certificate.

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Allo stato attuale, le piante prodotte con la prima annualità del progetto sono state impiantate, a cura del Consorzio Vini DOC Sicilia, in due diversi appezzamenti in agro di Mazara del Vallo e Petrosino. L’intento è quello di produrre gemme che in via esclusiva saranno cedute alla Regione Siciliana, che potrà distribuirle ai vivaisti per alimentare la filiera del vivaismo viticolo. Il progetto, che ha una sua ciclicità, al momento vede la produzione di ulteriori barbatelle, per la realizzazione di nuovi campi l’anno che verrà.

Da sempre la missione del Consorzio è rafforzare l’identità dei vini siciliani, migliorandone la qualità, l’immagine e il posizionamento sul mercato. – sottolinea il presidente del Consorzio Vini DOC Sicilia Antonio Rallo Il progetto a sostegno del “Vigneto Sicilia” diventa quindi per noi centrale per lo sviluppo dell’enologia siciliana e siamo orgogliosi di poterlo sostenere a fianco delle altre istituzioni coinvolte, che ringrazio per la collaborazione e supporto. Ogni giorno lavoriamo per comunicare al meglio il sistema ‘Sicilia Doc’ come produttore di eccellenza dei vini contemporanei, a fianco dei nostri produttori e delle nostre aziende così che possano essere sempre più competitive sui mercati di riferimento”.

Con quasi 98 mila ettari, il vigneto siciliano è il più grande d’Italia, in Europa ha la stessa estensione del vigneto tedesco e nel mondo misura tre volte il vigneto della Nuova Zelanda, superando addirittura quello sudafricano. Da sempre, la Sicilia rappresenta il crocevia tra Europa, Africa e Medio Oriente: ogni bottiglia offre un’esperienza globale, figlia anche di una eterogeneità territoriale che non esiste altrove, in grado di evocare un ricco mosaico di cultura, natura e sapori.

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Promuovere lo sviluppo sostenibile nel settore vitivinicolo siciliano e facilitare la condivisione di buone pratiche per garantire il rispetto dell’ecosistema dell’Isola sono alcuni degli obiettivi fissati dalla Fondazione SOStain Sicilia nel corso di un incontro-studio promosso dall’Enoteca Regionale della Sicilia e tenutosi il 29 giugno scorso nel Castello dei Conti di Modica di Alcamo.

Castello dei Conti di Modica di Alcamo ph Maria Mattina

La Sicilia oggi ha anche un nuovo record: è la prima regione in Italia per superficie biologica, ovvero il 30% della superficie italiana, e la prima regione in Italia per viticoltura sostenibile, dunque assoggettata al disciplinare bio o a quello di produzione integrata (SQNPI), senza concimi chimici e diserbanti – con oltre 42mila ettari. Sono già 31 le cantine associate alla Fondazione SOStain Sicilia (che coprono oltre 28.000 ettari di superficie vitata) che condividono la volontà di sperimentare buone pratiche finalizzate al rispetto dell’ecosistema, nella valorizzazione della biodiversità e nella creazione di un modello produttivo virtuoso. La Fondazione è aperta a tutte le aziende vitivinicole siciliane, siano esse con orientamento biologico o biodinamico, in grado di adempiere a un disciplinare, basato su 10 requisiti minimi (dal divieto di diserbo chimico alla salvaguardia della biodiversità, dall’utilizzo di materie prime locali alla trasparenza della comunicazione, fino all’uso di tecnologie energeticamente efficienti), così da ottenere la certificazione e il marchio SOStain.

Questo programma di sostenibilità per la vitivinicoltura in Sicilia, promosso dal Consorzio di Tutela Vini DOC Sicilia e da Assovini Sicilia, punta a mettere in luce come la Sicilia sia territorio di buone pratiche, da un lato per vocazione, dall’altro grazie all’impegno di un numero sempre maggiore di soggetti consapevoli dell’importanza di un modello di viticoltura green, socialmente equo ed economicamente efficace.

La Sicilia si distingue anche in riferimento al tema dei cambiamenti climatici. Stando ai dati del SIAS (Servizio Informativo Agrometeorologico Siciliano) e alle analisi dell’Autorità di Bacino Idrografico, infatti, la Sicilia sarebbe la regione del Mediterraneo che meglio sta reagendo ai cambiamenti climatici. La biodiversità, le buone pratiche tradizionali, le tecniche agronomiche attuali e sostenibili, le varietà autoctone sono infatti elementi chiave nella gestione in chiave sostenibile del riscaldamento globale.

Sembrerebbe che la Sicilia stia reagendo bene ai cambiamenti climatici, grazie anche alla sua naturale vocazione alla sostenibilità – sottolinea Alberto Tasca, presidente della Fondazione SOStain – Tuttavia i produttori tengono alta l’allerta denunciando una forte necessità di un nuovo metodo di studio e di lavoro, in vigna, in cantina e in tutta l’organizzazione. Un metodo basato sulla consapevolezza che è necessario cambiare rotta, in direzione sostenibilità, se vogliamo salvaguardare il futuro del nostro territorio e delle prossime generazioni. In tale contesto è ormai eticamente imprescindibile spostarsi verso un modello economico sostenibile, in cui si misura l’impatto delle proprie azioni, si valuta il risultato a 360 gradi, con un approccio multidimensionale e si agisce di conseguenza, considerando il Bene Comune un patrimonio da custodire e da condividere”.

Sono stati quattro i tavoli tematici che si sono avvicendati durante l’evento “Sostenibilità e percorsi virtuosi”. Il primo panel è stato “La sostenibilità nella filiera vitivinicola: “Da VIVA a SOStain passando per lo Standard unico”: un excursus storico legato alle modalità di misurazione della sostenibilità nella vitivinicoltura a partire dall’etichetta del Ministero dell’Ambiente che nasce nel 2011, con lo scopo di misurare e migliorare la performance di sostenibilità della filiera vite-vino, fino a SOStain, protocollo di sostenibilità che nasce dal basso, dalle esigenze dei produttori per i produttori.

I panel a seguire, hanno fatto riferimento a come il concetto di sostenibilità possa essere declinato in modo concreto rispetto a contesti differenti, in vigna, in cantina o sui mercati.

Il secondo panel si è intitolato infatti “La sostenibilità in vigna”, il terzo panel è stato “La sostenibilità in cantina”, il quarto panel, infine, “La sostenibilità sul mercato”.

E a proposito di sostenibilità, uno studio di settore ha stabilito che la maggiore emissione di Co2 nella filiera vitivinicola avviene per il packaging. In Sicilia è in atto una realtà virtuosa creata dalla ditta Sarco, con il suo amministratore unico Antonio Spanò, che rispecchia il concetto di economia circolare, insieme alla O-I Glass. Si recuperano i rifiuti di vetro siciliano, si riduce l’impatto ambientale, producendo vetro pronto da forno, dai soli rifiuti di vetro provenienti dalla raccolta differenziata regionale, evitando la movimentazione di rifiuti fuori regione, e si producono nuove bottiglie da vetro riciclato per gli imballaggi primari a livello regionale.

Così facendo si ottengono nuovi posti di lavoro, si produce una tonnellata di CO2 in meno ogni 6 tonnellate di vetro riciclato e si risparmiano 1,2 tonnellate di risorse naturali per ogni tonnellata di vetro riciclata. Un sistema virtuoso che dal buon uso del riciclo fatto dai singoli cittadini contribuisce notevolmente ad una riduzione effettiva di emissioni dannose per il clima.

L’ O-I Glass è un’azienda leader nella produzione di contenitori in vetro presente in 20 paesi con 72 siti produttivi, presente in Italia con 10 stabilimenti di cui uno in Sicilia a Marsala, unica vetreria presente sul territorio siciliano, diretta da Guido Robustelli – South East Europe Sales Director O-I Italy .

Da sempre O-I è impegnata non solo nella valorizzazione dei contenitori in vetro ma anche nella realizzazione di programmi per la riduzione dell’impatto ambientale, la riduzione delle emissioni di gas che impattano sull’effetto serra; l’aumento del vetro riciclato usato come materia prima nella produzione di bottiglie; la riduzione della quantità di risorse naturali utilizzate nella produzione e aumento del riciclo.

Questi tre obiettivi sono stati utilizzati per eseguire il progetto ‘una bottiglia a Km zero’ in Sicilia: grazie alla partnership con il fornitore di rottame Sarco, tutto il vetro raccolto in Sicilia arriva allo stabilimento di Marsala dove viene impiegato nel forno per la produzione. Oggi questo stabilimento usa fino al 90% di vetro riciclato come materia prima.

O-I Glass di Marsala. Fase di produzione delle bottiglie con vetro riciclato. ph Maria Mattina

In questo caso la materia prima è di provenienza siciliana, le bottiglie sono prodotte in Sicilia, vendute sul territorio e riempite con vino siciliano in modo da compiere un esercizio completo (e straordinario) di Closed Loop economy.

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