Gaetano Cosìcomè: a teatro il difficile coming out in Sicilia

Filippo Luna in scena ©Ivan Nocera per Teatro di Napoli
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di Maria Mattina

Cosa vi importa di me? Se sono felice, se sto bene? Sono le ultime frasi pronunciate dal protagonista dell’ultimo lavoro di Salvatore Rizzo. Ed è questa la chiave di lettura di Gaetano Cosìcomè. Siamo tutti così come siamo, ma nessuno si preoccupa del nostro vero io.

“Gaetano Cosìcomè” di Salvatore Rizzo, interpretato dal magnifico Filippo Luna, con la regia di Vincenzo Pirrotta, in questi giorni in scena alla Sala Strehler del Biondo di Palermo, “è lo specchio della sua solitudine (ma anche della nostra, tanto da doverci riflettere nello specchio che l’attore ha in mano per vedere veramente chi siamo n.d.r.), e incarna anche quella degli altri personaggi, la solitudine della madre, della sorella” afferma l’autore.

In una società dove gli altri ci affibbiano un ruolo che non sentiamo nostro, il protagonista sente il peso della forzatura, quasi una camicia di forza o una maschera alla Hannibal Lecter dalle quali vuole a tutti costi liberarsi. Dimostrare a se stesso di avere la capacità di sciogliere i lacci però costa tanta fatica e Filippo Luna, con una interpretazione magistrale, ce la mostra tutta. A torso nudo, si agita, si scaglia contro le recinzioni della gabbia che domina la scena, la sua fisicità si scontra con i legacci e le corde sin dall’inizio del dramma. Unico traguardo di speranza essere se stessi, dichiarare al mondo chi vogliamo essere.

Il testo non lascia però molti spiragli: Gaetano ripercorre la sua tortuosa vita, la fuga in Germania per allontanarsi dalla famiglia opprimente, il desiderio di un coming out che resta inespresso, la voglia di rivelare la sua omosessualità che rimane segreta anche se sospettata. Forse potrebbe dargli conforto la madre, pur con i suoi limiti, proprio perchè a sua volta è stata vittima di un marito violento e che non le ha permesso di essere libera. Il padre no, chiuso in un retaggio di ruoli che non permettono di fare confusione. Se sei masculu quello devi essere. E i giochi di bambini possono far scaturire una tragedia in casa. Anche Mario, il partner di Gaetano, rimane una presenza lontana. Perché se fosse stata Maria avrebbe potuto presentarla alla madre. E invece no. Sullo sfondo di una Sicilia arretrata, uscire dalla gabbia che gli altri hanno costruito attorno a noi costa davvero tanta fatica, forse è impossibile. Ma alla fine anche il solo tentativo ci restituisce il nostro vero Io. “Alla fine Gaetano si libera dalla maschera che ha indossato per pietà verso gli altri, o che gli hanno fatto indossare per ottusità. Alla fine è solo Gaetano, senza alcun velo. E’ Gaetano Cosìcomè. (così conclude il regista Vincenzo Pirrotta).

Dopo il debutto al Teatro di Napoli, lunghi applausi e tutto esaurito al Biondo. Una citazione di merito al musicista Maurizio Capone, in scena dà suono e vita agli oggetti più impensati. Disegno luci Ciro Petrillo, Direttore di Scena Antonio Gatto. Scene di Marianna Antonelli realizzate in collaborazione con Accademia di Belle Arti di Napoli -Corso di Scenografia per il teatro, produzione Teatro di Napoli.

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